Dopo tanti anni trascorsi in sordina, finalmente i lacci sono stati considerati al pari di numerosi altri accessori e iniziano quindi a godere della loro meritata fama e importanza. Per personalizzare le proprie scarpe, quindi basta scegliere tra i numerosi modelli di stringhe presenti in commercio e realizzate nei più disparati materiali. Tra questi, però, sarebbe bene preferire prodotti realizzati con dei materiali che tengono in considerazione la propria salute e quella dell’ambiente.
Proprio per questo motivo, infatti, i lacci Shoelaces sono realizzati in cotone biologico, un materiale che si differenzia notevolmente da quello industriale, che dalla sua vanta anche il fatto di essere totalmente anallergico. Così facendo, infatti, il cliente che decide di acquistare queste stringhe indosserà un prodotto eco friendly e in grado di evitare eventuali problemi allergici.
Un altro valido motivo che potrebbe spingerli a preferirli a quelli di produzione industriale è dato proprio dall’ottica green con la quale sono realizzati, che prevedono numerosi trattamenti biologici e naturali che partono fin dalla raccolta della materia prima e naturalmente, dalla sua lavorazione.
Tutti i vantaggi della coltivazione biologica
La coltivazione di un cotone biologico, per essere definita tale, deve presentare una corretta rotazione dei terreni sui quali viene coltivati, per permettere al terreno di recuperare, durante il periodo di pausa, tutti i nutrienti necessari che possano portare poi allo sviluppo di piante forti e ottimali e, quindi, in salute. In questo modo, contrariamente agli altri materiali utilizzati nella produzione dei lacci, si evita l’utilizzo di sostanze nocive, con una conseguenze miglioria sia della qualità di produzione che di una assente tossicità.
Proprio per questo motivo, quindi, scegliere i lacci Shoelaces permetterà di indossare dei lacci in cotone biologico al 100% per una scelta consapevole e sicura assolutamente raccomandata a tutti, ma in particolar modo ai bambini e a chiunque abbia una pelle delicata.
Servono ancora altri motivi?
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